sabato 16 gennaio 2016

Carosello - Antologia 1957/1977

CAROSELLO - ANTOLOGIA 1957/1977
125 min. ITA
Un'Italia ottimista, tra tradizione e modernità, è l'immagine in bianco e nero che ci viene presentata attraverso i cortometraggi pubblicitari della celebre trasmissione-contenitore. A ben vedere, è la prima intuizione di quella che sarà  successivamente la televisione commerciale italiana: un canale per veicolare, non contenuti, ma messaggi promozionali. Non dimentichiamolo, anche se occorre ricordare ce la Rai dei tempi era ai suoi massimi livelli produttivi, mentre oggi vi dovete sorbire i Pacchi e gli Amici. Storicamente andiamo dagli anni del boom economico a quelli delle contrapposizioni sociali, ma tutto rimane immutato, teso a creare un consumismo più ideologico che economico, a formare la (in)coscienza del consumatore.
Abbiamo grandi autori della grafica e della comunicazione, attori popolari, le canzoncine reiterate, le splendide animazioni. E poi slogan (a quei tempi si chiamavano così) che diventavano marchi di fabbrica. Il prodotto finale può far sorridere (ben più che l'ingenuità della fantascienza vintage), eppure anche qui occorre un'operazione di immedesimazione nella società dell'epoca. Quella stessa società testimoniata dai Comizi d'Amore pasoliniani (un po' di post fa). Ma siamo sicuri che le cose siano così cambiate?

Sul fronte qualitativo, il rip è ai minimi sindacali, non potendo pretendere di più da filmati eterogenei e datati, pur estratti dal dvd Einaudi Stile Libero. Possiamo accontentarci, tutto sommato. Piccolo neo della release, l'orrendo marchio della moderna Rai in basso a destra, che stona non poco con il contenuto...
L'antologia è composta da una cinquantina di réclame, accorpate in tre parti più o meno di 40 minuti ciascuna (per un totale di poco più di 1,5Gb) semplicemente perché Handbrake si impastava a un certo punto... Piccolo extra in coda.

dati tecnici (prima parte)
   Nome: Carosello.1957.1977.parte1[tiopito].mkv
   Dimensione: 583,399,976 bytes (556.374 MB)
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   Audio: AC3 192kbps ITA
   Subs: no

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screenshot (click per vederli 1:1)

30 commenti:

  1. Post che ha richiesto diverso tempo per essere preparato, tra citazioni di Beigbeder e riflessioni sociologiche d'accatto (le mie). D'altronde, la pubblicità è l'anima del commercio, è una delle spine dorsali del capitalismo e forse neanche la peggiore. Sta di fatto che crea bisogni, spesso futili quanto superflui, attraverso messaggi, spesso artefatti quanto mendaci. E i bisogni non possono, non devono essere soddisfatti, pena la fine stessa del consumo. Scusate la vena polemica.

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    1. Ci aggiungo una mia piccola coda alla polemica, BVZP: col passare degli anni (e la crisi lo ha messo desolatamente a nudo), la pubblicità si dimostra sempre più incapace di individuare il target di riferimento nel mondo "reale" per la creazione di bisogni indotti. A meno che, intendiamoci, non si creda di vivere in una società utopica piena di buoni sentimenti, famiglie allegrissime, armoniose e numerosissime, coppiette felici come se piovesse, single divisi fra una vacanza e una conquista, anziani gggiovanili (fuor di elenco, ma tutti i soggetti con problemi economici? Lavorativi? Affettivi? Naaah! E che vogliamo far comprare a questi sfigati? Dai, su)...

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    2. Il fatto è: viene prima l'uovo o la gallina? La tivù offre (mica aggratis, beninteso, ché gli investimenti pubblicitari li paghiamo nel prezzo dei prodotti) quello che il pubblico vuole o il pubblico si ciuccia quello che gli viene ammansito? Per la pubblicità direi sia lo stesso. Quindi il target vorrei-ma-non-posso (gli sfigati di cui sopra) si adegui: si compri un bell'ifòn e faccia la spesa al discount, eccheccacchio!

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    3. ps - prossimo post un Corman/Matheson d'annata: tieni duro e non comprarti troppa brillantina Tricofilina! XD

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    4. E così so che non ci sarà il già mio "La maschera della morte rossa" (dove, in effetti, Matheson non sceneggiava), nel prossimo post: terrò durissimo, allora, e farò a meno anche della gemella brillantina Linetti! XD
      P.S. I pubblicitari dovrebbero comunque saper intercettare meglio le fluttuazioni socio/economico/culturali dei target di riferimento, se non vogliono accelerare la trasformazione (già in atto, mi sa) dei vorrei-ma-non-posso in se-non-posso-vaffanculo... ;-)

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    5. Interessante. Vedere poi tutta questa carrellata spot in unica soluzione riporta alla luce molta memoria rimossa.

      Però concordo solo in parte con i tuoi commenti. La pubblicità, in quel ventennio, era di fatto espressione di una classe imprenditoriale "fordista", e muore nel momento in cui di fatto muore il fordismo medesimo: la fine degli anni settanta. Evito di pippeggiare sul toyotismo prima, sul just in time e sul disastro della smaterializzazione del lavoro poi, e sul lavoro cognitivo medesimo e tutte le mega pippe che ci facemmo 20 anni fa con la ghenga di Derive e Approdi (che di fatto seguì passo per passo il disastro del postfordismo mondiale).

      Il problema dell'immaginario, così ben descritto da Debord, è estremamente sentito e vissuto dagli sbarbini odierni, credetemi. E tutte le menate che seguiranno concernenti look, brand e compagnia brutta contraddistinguono la loro vita non solo in quanto prodromiche alle esigenze del mercato, ma talvolta ( e sempre più spesso...) come strumento di lotta che muove in direzione "ostinata e contraria". E molti giovani "antagonisti" (il termine fa un po' ridere, diciamocelo), usano ormai spessissimo questi strumenti.

      Rifkin prima, Naomi Klein poi, e successivamente le osservazioni CONCRETE delle nostre Napoleoni e Penelope sulla mobilità e "maieutica" del capitale, descrivono bene il letamaio in cui siamo finiti: un overbooking della ricchezza, con quasi mezzo miliardo di persone ULTRARICCHE (cioè multimilionari) nell'intero globo terracqueo.

      Questi signorotti sono marxisti. Marxisti veri : hanno cambiato progressivamente i rapporti di forza con una distribuzione artificiale della ricchezza, che spesso contraddistingue il nostro vicino di casa magari ottantenne.

      Siamo noi che non abbiamo fatto il nostro lavoro. E' chiaro che, con la sparizione del manifatturiero e della produzione, il carosello doveva per forza di cose SPARIRE. Dare vita a marchi sempre più evanescenti, istantanei e facilmente riproducibili. Troppo lento. Troppo pochi i prodotti pubblicizzati.

      Ed oggi la pubblicità è ovviamente in crisi, e vorrei ben vedere... Il mercato del lusso non ha bisogno della televisione, e la dematerializzazione della produzione trova libero sfogo in rete , manco fosse il delta del Po. Per di più ciucciandosi i nostri dati fatturando miliardi di Euro (facebook!!! Il migliore amico degli sbirri...)

      Fa impressione vedere spot che di fatto hanno davvero una piccola regia, e che illustrano storielle, per quanto banali, comunque dirette alla creazione di qualcosa di meno effimero (se paragonato ai giorni d'oggi). Esisteva uno straccio di consapevolezza del padronato, maturato in parte dopo la crisi del '29, che la corda non poteva essere tirata oltre un certo limite. Poi arrivarono gli accordi di Bretton-Woods, e... THERE'S A PARTY. L'inizio della fine.

      Cinematograficamente parlando, poi, non so perché ma mi sovviene pure una vecchia intervista a De Laurentis, nel 1976: stava per uscire il remake di King Kong da lui prodotto. Rispose, con franchezza, a chi gli contestava troppa intrusività nelle scelte artistiche di quel film: " Guardi, io penso che se si trattasse di vere opere d'arte, come nel caso del Maestro Fellini, è chiaro che non mi permettere mai di metterci il naso. Ma qui stiamo parlando di un prodotto commerciale, ed è dunque di mia competenza".

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  2. Grazie. Avevo preso in prestito in biblioteca questo dvd+libro di Carosello e mi piacque non poco, lo rivedrò volentieri.
    Per il Corman/Matheson posso osare sperare in "La maschera della morte rossa"?
    Saluti.
    H.

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    1. Ciao Hunter, la Morte Rossa (che però non mi risulta sceneggiato da Matheson) è già in scaletta, magari cerco di non far passare troppo tempo... :-)

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    2. Vero, preso dall'entusiasmo sono caduto su un fondamentale.
      In ogni caso sono contento, qualsiasi Corman posterai.

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  3. Ciao, grazie per gli ultimi inserimenti!

    Vorrei richiedere, se possibile, il film di Walter Hill Southern Comfort – I Guerrieri della Palude Silenziosa del 1981

    Grazie ancora.

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    1. Ciao Fab. Stavo per risponderti di sì, ma poi sono andato a controllare e purtroppo non c'è. :-(
      Forse mi confondevo con i Guerrieri della Notte (che prima o poi arriverà...).
      Vai su vintagemovies: Hipersphera ha appena postato un bdrip.

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  4. Ecco, ora un "padrone" non è più così, semmai crea una finta sottoetichetta di produzione per affibbiargli il marchio "indipendente", che sinceramente mi fa un po' ridere... Che poi viene finanziato spesso da qualche regista straricco e morta lì: tipo Lucas film, nata per ottime ragioni ma che ha prodotto spesso del gran letame (STAR WORSE in primis, permettemelo...) perché... I soldi servono. Lapalisse.

    Immenso sarebbe il pippotto da farsi sui bisogni indotti all'interno di consumi immateriali. E qui il facebookismo ed il googlismo hanno aperto delle strade davvero infinite alla "maieutica" del capitale. Creare danaro dal nulla. Anzi: la "generazione spontanea" del danaro, di spallanzaniana memoria. La pubblicità sopravviverà solo se riuscirà ad essere funzionale a bisogni sempre più immateriali. E non è cosa semplicissima, perché la viralità della rete ormai riesce a bypassare anche la pubblicità medesima, talvolta anche con effetti molto positivi per un vekkio bakukko militante come me: certe modalità hanno dato risultati in alcune lotte. Puntiformi, per carità, ma pur sempre lotte.

    Vabbeh. Basta. Ho esagerato. E' comunque un documento prezioso, questo.

    Einaudi, giusto? Devo procurarmelo.

    Sempre N° 1, mr BVZP.

    Saluti dal mattatoio (il film però non mi ha mai convinto...).

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  5. STAR WARS in toto, senza distinzioni (prima, seconda trilogia e relativo sterminato expanded universe, nuovo corso Disneyano segnato dalla non brillante scelta di disconoscere quest'ultimo), gran letame, Salostia? Beh, ecco, no... NO. Ma proprio NO. E' grandiosa space-opera, con un tocco di sword and sorcery che la fa stare contemporaneamente sia all'esterno che all'interno della classica science fiction avventurosa: si può eccepire sì, certo, che la trilogia prequel -per motivi vari- non sia da ritenersi riuscita quanto quella originale ma il vero letame, comunque, rimane lontano una galassia intera da tutto questo. Se invece parliamo di quel tristo paio di film(etti) sugli Ewoks o di Howard il Papero, beh, obiettivamente le distanze dal polifosfato organico attivo rischiano di accorciarsi di parecchio...

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  6. Ok Ok Ok... Fatemi fare un bel respiro.
    Mi prendo un po' di tempo per rispondere perché sono tragicamente incasinatissimo e vorrei affrontare i discorsi con la dovuta calma.
    Non riesco nemmeno a postare il Corman promesso! Sigh!

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    1. Il blog è tuo e tua è la decisione sui tempi e sui modi, BVZP... Pensa a risolvere i casini, noi ti aspetteremo (come sempre)! ;-)

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    2. Ma no, ma no, nessun vero casino... Solo la normalità, un po' più del solito! :-)

      Comunque il blog è democraticamente di tutti. Però chi non mi fa i complimenti verrà mandato in un campo di diseducazione cinematografica a vedersi la filmografia di Nando Cicero! XD

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    3. No, Nando Cicero NOO!! XD

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  7. Scusa il ritardo ma sono in viaggio: FANTASTICO!!!!!!! :D
    Da ex pubblicitario (sì, d'accordo, lapidatemi pure ^__^) sono un appassionato di questa "arte minore" nella quale, tuttavia, si sono investiti capitali. A mio avviso andrebbe valorizzata di più, in primis dagli addetti ai lavori. Il pubblico dello splendido spettacolo de "La notte dei pubblivori" dimostra che c'è spazio anche per questo, soprattutto quando non viene interrotto da film inutili XD.
    Zio Pietro, appena ritorno lo scarico immediatamente! :D

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    1. Nessuno tocchi Ranmafanino!

      Premetto che quando entrai in contatto con l'ambiente ne fuggii a gambe levate; semmai mi rimane qualche rimpianto di non avere più a che fare con l'editoria, ma questa è un'altra storia...
      Il concetto degli "spot interrotti dai film" (mantra di un mio insegnante dei tempi) mi ha fatto sempre sbellicare, anche se in fin dei conti mi ha illuminato e forse la mia attuale idiosincrasia verso la televisione in parte ne è una sua evoluzione.

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  8. RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI: ferve il dibattito sul blog del vecchio zio Pietro...

    Caro Sal grafomane militante, eh, un po'sì, hai esagerato! :-)
    Non tanto per i contenuti: le tue analisi socio-politico-economiche sono corrette e i tuoi relativi pareri in buona sostanza sono condivisibili ma difficilmente fruibili dal grande pubblico (non che dal blog passino folle eceaniche, ma ci siamo capiti). Per intenderci, ai più non basterà una girata su wikipedia per capire tutto ciò che dici. Se qualcuno prenderà spunto dai tuoi commenti per "andare a studiare", beh, ben venga, credo ne trarrà guadagno! Io stesso ammetto la mia almeno parziale ignoranza e qualche spunto di approfondimento lo colgo (i saggi e gli articoli di Loretta Napoleoni e Nunzia Penelope per es.).
    La mia sociologia d'accatto (ripeto) partiva molto più dal basso. Volevo solo far notare che comunque Carosello era pubbicità veicolata dalla televisione e che il binomio (pub-tv) si è poi evoluto-involuto in ciò che abbiamo conosciuto da ragazzi, probabilmente in parallelo all'evoluzione-involuzione dell'economia che, converrai, inizia molto prima di Carosello.
    Comunque lo scenario apocalittico, presto forse catartico, non si è ancora compiuto: la pubblicità non gode di buona salute? Non so. Certo è che i "messaggi" ancora arrivano, caspita se arrivano! Quali saranno invece gli effetti della dematerializzazione sul mito dei marchi non so figurarmelo.

    Che in Carosello ci fosse un lato artistico non trascurabile è innegabile, ma non fa che confermare come la pubblicità sia etimologicamente la vera pornografia.
    E qui ci riallacciamo al discorso arte/business da De Laurentiis in giù. Il cinema è a priori arte? No di certo. E' una forma espressiva che necessita di una sovrastruttura per poter essere fruita dal pubblico (un po' come in editoria). E se non ha molto senso girare un film e vederselo da sè, tutto ciò condiziona autori e produttori e apre uno scenario di lapalissiane marchette, concordo. Se prima o poi ci scappa l'opera d'arte, ben venga, ma anche le megaproduzioni o le cagate hanno una loro legittimità. Qualcuna, dài, l'ho postata anche qui.

    Su Star Wars non mi esprimo. Faccio un coraggioso coming out: ho visto solo il primo, una sola volta, ed era il 1977... °O°

    In chiusura, che voi siate vekki bakukki militanti, patiti della classica science fiction avventurosa, ex-pubblicitari, o quant'altro... siete sempre i benvenuti.
    Il vecchio zio Pietro

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    1. Hai visto solo il primo,una sola volta, nel 1977?!? °O° Effettivamente, per fare un coming out del genere di fronte al sottoscritto, BVZP, dimostri tutto il coraggio di un Jedi esperto! ;-)
      P.S. Sei sempre in tempo a recuperarlo, quell'universo. Che la Forza sia con te, Luk...ehm, BVZP!
      Sul cinema concordo e aggiungo: NON E' e NON DEVE essere a priori arte, pena (come già dissi là da Ran) la morte del cinema stesso. Che E' intrattenimento capace di scegliere di volta in volta (e di genere in genere) le forme espressive adatte a raggiungere il pubblico... In tutto questo, certo, si collocano anche le ambizioni artistiche/autoriali. Ribadisco, ANCHE, non PREVALENTEMENTE: ridicolo fraintendimento tutto italiota, questo, che -come dico spesso- ha portato a considerare il cinema commerciale tutto come il "fratello scemo" di quello d'autore, togliendo di fatto al pubblico dei "generi" il sacrosanto diritto di scelta che in passato gli veniva riconosciuto... E gli indipendenti (come i Manetti Bros e il friulano Lorenzo Bianchini, ad esempio) o i grossi nomi (come Garrone) che oggi tentano strade diverse dall'appiattimento attuale purtroppo non vengono premiati a sufficienza, eufemisticamente parlando. :-(

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    2. Diciamola così: vedere questi spot, e collocarli temporalmente mi ha violentemente riportato alla memoria come la fine del Carosello abbia MILLIMETRICAMENTE coinciso in Italia con l'inizio del post-fordismo. Non è un caso, è stata davvero una dinamica inevitabile, di cui nessuno ai tempi ha dato adeguata lettura .

      Quanto alla pubblicità-pornografia... Sì, in effetti hai ragione. Potrebbe essere davvero interpretabile come VERA pornografia, diciamo da un punto di vista filosofico. Però (la butto lì) bisogna anche ammettere che gli spot di oggi , di ieri e dell'altro ieri non hanno generato nemmeno un decimo del gradimento (e aspettativa) come poteva accadere con la strepitosa linea di Cavandoli...

      Il cinema non può essere arte a priori, nulla può essere arte a priori, a meno che la razza umana si popoli di semidei intellettual-avanguardistici... E cheppalle, poi, se fossimo tutti così...

      Il problema sta da un'altra parte: nella parità di accesso. E' per questo che chiudono blog a manetta, diciamocelo. Non è solo un problema concernente il diritto d'autore, è la libertà di poter accedere a contenuti NEI TEMPI E MODI SCELTI da ogni singolo bipede in circolazione. Questo gli è davvero insopportabile, a mio modo di vedere.
      Lo sterco pinalvariano linobanfiano vanzinescamente concepito, secondo me è VERA pornografia nichilista: ma è di fatto una "one way" obbligata nella fruizione commerciale intesa come offerta (e questo lo ritengo un male peggiore di qualunque pornografia esistente). Ma a voler scavare, rischi di trovare qualcosa di interessante ovunque...

      Il discorso arte/ cultura popolare, alto o "basso" livello espressivo, etc , non lo risolviamo in due righe.
      Moltissimi capolavori hanno livelli di semplicità e comprensibilità intellegibili da chiunque. Un esempio "ad cazzum" : Clercks è un film pecoreccio d'altissimo livello. Montaggio, b\n d'assalto, soggettive a manetta, ritmo sostenuto. Io lo ritengo il capolavoro del "pecoreccio". Perché anche il pecoreccio può essere arte. E Russ Meyer? La dico grossa: il porno di Russ Meyer supera persino Pasolini se osserviamo le straordinarie interpretazioni "sessual-disneyiane" dei suoi protagonisti non professionisti. Credetemi: io adoro Pasolini.

      Concordo con Giuseppe che la modalità tutta ITAGLIOTA di separare rigidamente il cinema di genere dal cosiddetto cinema "artistico" ha creato disastri. A mio modo di vedere anche da un punto di vista economico: ha generato la morte di entrambe le suddette modalità cinematografiche, con riflessi pesantissimi sulla industria cinematografica italiana. Italiana, non itagliana.

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  9. Caro BVZP, il tuo "outing" è una medaglia. Ti voglio bene. Io purtroppo ho ceduto, miseramente, e tra fatiche inenarrabili gli star worse li visti tutti e sei, ed il settimo, da quel poco che ho visto sembra WORST, più che worse (ma aspetto di vederlo interamente per dare un giudizio definitivo).
    Certo, quand'ero bambino il quarto/primo mi aveva entusiasmato, ma avevo anche la fortuna di un fantastico Zione proiezionista avanguardia del proletariato che mi garantiva l'accesso gratuito... Mi ciucciai anche i ridicoli film-compila di goldrake e pantera rosa...
    Ma una volta cresciuto, star worse non è invecchiato male: è proprio inguardabile. Per contenuti manichei d'accatto, montaggio telefonato, effetti speciali vetusti ed interpretazione da supermarket. Non ce la faccio, non riuscirei mai a rivederli ancora. E qui, caro Giuseppe, la sparo ancora più grossa: l'unico episodio quasi sensato secondo è me è proprio il terzo. Che contiene quella darkness che forse caratterizzava la sceneggiatura iniziale, cioè quella cassata ripetutamente dalla Fox , che gli impose di partire dal 4 (senza peraltro nominarlo come tale). Quella darkness che si manifestò nel suo unico capolavoro: Thx 1138.

    Star worse nasce come marchetta di autofinanziamento, e per carità è stata una iniziativa comprensibile, visti i propositi suoi e di Coppola a metà anni '70. Il problema è che poi il commercio si è mangiato TUTTO , anche l'anima. E con tutto quel manicheismo da ragioniere cinematografico, e non riesco proprio ad intenderlo come space opera. Gundam è una vera space opera, e tutti i suoi spin-off "universal century" reggono benissimo la narrazione. Nonostante sia un anime, è infinitamente più umano e credibile. E citerei anche il monumentale "Legend of the Galactic Heroes", che non so neppure se riuscirò mai a finire con le sue dannate 102 o 104 puntate (il fansub è fermo poi al 65...).

    E qui sparo l'ultima bestemmia: Howard the duck, sì, è una cagata, ma è stato uno dei pochi momenti coraggiosi Lucasiani ( assieme al coppoliano "Tucker").

    Vabbeh.

    Che schifo di pippotto. Ora mi taccio.

    Buon primo maggio.

    PS: Ranma, io sono interessato al tuo parere professionale in materia. Giuro.

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    1. Effetti speciali vetusti, Salostia? Diciamo che, come tante altre cose (contenuti da moderna favola per il grande pubblico -ho detto grande pubblico, bada bene, non pubblico idiota- che non necessitano di sfumature, montaggio "telefonato", interpretazione qua e là "inesperta", da esordiente) andavano visti nel contesto in cui sono nati. E, in quel contesto, funzionavano eccome: in seguito, nella mia natura di fan lucasiano/non talebano ho accettato che il tempo passasse e che la trilogia prequel (gradita o sgradita che fosse) consigliasse uno "svecchiamento" visivo degli originali. Poi d'accordo, al terzo maquillage per l'edizione Blu-Ray mi son rotto un tantino le palle anch'io, mica credere!

      Il terzo capitolo lo considero il migliore nella saga prequel ma non in toto, ovviamente: significherebbe mancare di rispetto a quella perla de "L'Impero colpisce ancora" nella trilogia originale (che vide l'apporto della compianta Leigh Brackett alla sceneggiatura), forse il più "mistico" e meno "guerresco" dell'intera saga. Saga che, nonostante sia da alcuni collocata nella science fantasy, per me rimane quello che ho detto sopra e cioè space opera alla Flash Gordon, Buck Rogers, Brick Bradford ecc.ecc. con una spruzzata di sword and sorcery: sotto quest'ottica è quanto di più lontano possa esserci dall'universo di Gundam e dal suo concetto di umanità e credibilità, il che non rende certo Star Wars un prodotto peggiore ma soltanto molto diverso (se proprio vogliamo, qui è richiesto il fanciullo dove in Gundam invece è più indicato l'adulto)... Non devo pormi il problema della credibilità della Forza o della possibilità o meno di viaggi iperluce, o ancora di realizzazione di una Morte Nera, all'interno di questo grande affresco galattico, così come non vi sono necessariamente richieste "profonde" psicologie che allontanino il personaggio dallo stereotipo (funzionante ANCHE perché stereotipo, senza troppi fronzoli). E, comunque, per poter davvero dare giudizi ponderati su Star Wars bisognerebbe avere anche una discreta conoscenza dell'immenso expanded universe che ha generato, in particolare -oltre ai libri- la produzione fumettistica capace di affrontare tutti quegli aspetti che al cinema, per forza di cose, spesso rimangono marginali.

      Nessuna nega la commercialità della cosa, intendiamoci, ma aver saputo vendere bene il proprio prodotto per essere riusciti a toccare le corde dell'immaginario collettivo di moltissime persone non è un qualcosa di cui sentirsi colpevoli, anzi. Non si era ancora all'epoca delle VERE, moderne marchette studiate fin troppo a tavolino, per fortuna (e Lucas era ancora lontano dall'essere quel ragioniere che, in futuro, purtroppo si sarebbe occupato quasi soltanto di dare tecno-lustratine alle sue meraviglie "giovanili")...

      Fine pippotto di ritorno, con piccola chiosa nel P.S.

      P.S. Sì, Thx 1138 è un capolavoro (nemmeno in questo caso, ti dirò, la svecchiata visiva mi è dispiaciuta) e Tucker, produttivamente parlando, una mossa coraggiosa e intelligente. Coraggio che non ho proprio trovato nell'infedele adattamento su grande schermo di un personaggio come Howard the duck che, purtroppo, ha rappresentato l'inizio della discesa nell'oblio arrestatasi solo con il rilancio di Star Wars in occasione del suo ventennale...

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  10. Ma no, ma no, i pippotti non fanno mai schifo.

    Comunque da tempo covo la speranza di vedermi almeno la trilogia "vecchia", pescandola da Ran, anche se la trama ormai me l'hanno già raccontata Dante e Randall!

    Buona festa della Donna.

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  11. Oh, voi due lassù, mi avete rotto, con questo THX1138 (che non ho visto)!
    L'ho prenotato in biblio e se lo posterò sarà tutta colpa vostra! XD

    ps- credo sia difficile da trovare, ma l'albo a fumetti "L'erede dell'Impero" è un gioiellino (anche se un neofita stellariano come me ci ha capito ben poco). Anche perché Olivier Vatine è uno dei pochi fumettari che oggi vale la pena di seguire.

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    1. Allora sono pronto a farmi carico delle mie colpe, BVZP! XD
      P.S. Fortunatamente mi sono imbattuto in generazioni di edicolanti attenti e ben forniti, sotto casa. Con il risultato di avere oggi un discreto bagaglio starwarsiano su carta (cominciai proprio in occasione del ventennale, pause dovute a disavventure editoriali e distributive permettendo): giustamente citi l'ottimo Vatine ma posso assicurarti che, ogni volta che avrai l'occasione di recuperare altro materiale, potrai verificare di persona quanto la scelta di fumettisti all'altezza sia un tratto distintivo dell'universo espanso a fumetti (raramente ho visto all'opera delle vere "capre", come le chiamerebbe il poco amato Sgarbi). E, man mano che procederai, ti sarà chiaro tutto quello che adesso ovviamente ti sfugge... ;-)

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  12. Si potrebbe ripostare un link valido?
    Ho una certa età e mi farebbe piacere rivedere carosello
    Roberto

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    1. Ciao Roberto. Ricarico volentieri. Per metà pomeriggio sarà nuovamente in linea. Grazie della segnalazione.

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