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giovedì 14 febbraio 2019

Yoghi, Cindy e Bubu

YOGHI, CINDY E BUBU (Hey There, It's Yogi Bear!)
regia di William Hanna e Joseph Barbera 
86 min. USA 1964 
Per chi era bambino negli anni Settanta, l'orso Yoghi fu non solo un compagno di pomeriggi televisivi, ma una vera e propria icona dell'imaginario collettivo. Debuttò nel 1958 come comprimario del Braccobaldo Show, quando, da poco reduci dalla fondazione della propria casa di produzione, i suoi due autori (che abbiamo già incontrato in diverse pagine) non avevano ancora varcato la soglia degli anni Sessanta, in cui daranno vita a una vera e propria raffica di personaggi. Il suo successo fu tale che ottenne una serie tutta sua qualche anno dopo, per poi vedersi dedicato un lungometraggio, che è il titolo che vi propongo. Il plot dei cortometraggi è semplice: scene di vita quotidiana di un grizzly, sempre affamato e a caccia dei cestini da picnic dei visitatori della riserva naturale dove vive, sotto l'egida del severo ranger Smith. Il film invece deve per forza spaziare maggiormente per temi e situazioni, snaturando leggermente il personaggio, come avverrà con i Flintstones in sala cinematografica. A fronte di ciò, si deve comunque riconoscere un maggiore sforzo produttivo e artistico con colori vividi e tratto pulito su fondi finemente dipinti.
Come era spesso consuetudine (Disney in primis), la narrazione è intervallata da stacchi cantati: venticinque minuti sono occupati da scene musicali da cui, un po' forzata, anche l'etichetta musical. Qualche banalità e tanta american way of life.
Tra i doppiatori italiani (non tutti corrispondenti a quelli della serie televisiva) si riconosce l'inconfondibile intonazione nasale data al protagonista da Francesco Mulè e la voce del grandissimo Carlo Romano per il ranger Smith.  

Stanco di vivere costretto dalle ferree regole del parco di Jellystone, l'orso Yoghi chiede e ottiene un trasferimento. Sarà il punto d'avvio di una lunga serie di peripezie. Sue, del suo accolito Bubu e della fidanzata Cindy.

Drf un po' altino per limitare il peso, considerando che si parte da una traccia video datata e disturbata. Doppio audio e doppi sottotitoli (italiano e inglese).

venerdì 21 dicembre 2018

Un uomo chiamato Flintstone

UN UOMO CHIAMATO FLINTSTONE (The Man Called Flintstone)
regia di William Hanna e Joseph Barbera
85 min. USA 1966
Ispirandosi in termini parodistici al ciclo di James Bond, i due produttori e registi realizzarono un lungometraggio sulla scia del successo che la serie televisiva stava riscuotendo.
La trama deve ovviamente andare oltre le situazioni quotidiane e familiari vissute dai personaggi nei cortometraggi televisivi, snaturando un poco il cartone animato originale, anche se i protagonisti ricoprono i consueti ruoli e le dinamiche tra loro permangono.
Tecnicamente ben fatto, con maggiore cura e maggior sforzo creativo rispetto alla serie televisiva, anche se a volte risulta freddo nella sua linearità. Inoltre è caratterizzato da frequenti stacchi musicali, un po' in stile Disney (da qui l'etichetta musical). Anche per questo motivo, oltre che per la trama, il target di riferimento è infantile.
Forse oggi ci appare un po' datato ma non dimentichiamo che questo, seppur con alcuni difetti, è un film di Hanna & Barbera.
Piccolo inciampo nel rappresentare i due buffi vilain antagonisti con fattezze esotiche.
Dolente nota: in alcune parti il doppiaggio originale, reputato inadeguato, è stato sostituito da nuove voci. Non eccelle la traduzione in italiano.

Scambiato per un agente segreto, il burbero Fred si trova coinvolto in un intrigo ordito da un misterioso cattivone che vuole conquistare il mondo. Imprescindibile, la compagnia della famiglia e dei vicini di casa.

Rip onesto per qualità e peso. Doppio audio e molti sottotitoli.

martedì 29 dicembre 2015

Hair

HAIR
regia di Milos Forman
conTreat Williams, John Savage, Beverly D'Angelo
116 min. USA 1979
Ormai un classico della cinematografia musicata, è tratto dall'omonimo musical messo in scena off-Broadway dodici anni prima. Scritta da Gerome Ragni e James Rado con le musiche di Galt MacDermot,  l'opera teatrale divenne un manifesto della controcultura hippie, oltre che veicolo delle idee del movimento che si opponeva alla guerra in Vietnam, non senza incontrare azioni di critica e ostracismo per temi e scene di nudo sul palcoscenico. La trasposizione cinematografica, invece, risente probabilmente di questo lasso di tempo. Il 1979 è l'anno di Apocalypse Now e quindi più della riflessione che della contestazione. O meglio, la contestazione si è spostata su altri canali: il movimento punk è già ampiamente affermato, non solo, ma anche, in conflitto con quanto lo aveva preceduto. La critica sociale appare più una contrapposizione tra costumi di classe che il frutto di una riflessione politica. Anche l'immagine sembra voler accondiscendere lo stile del finire degli anni Settanta: i capellacci cotonati del protagonista rendono l'idea. 
Le musiche sono pregevoli e alcuni brani echeggiano nelle nostre orecchie da tempo.

Giunto a New York per rispondere al precetto d'arruolamento, un giovane provinciale statunitense incontra un gruppo di hippies e si lascia coinvolgere in bizzarre avventure.

Pur penalizzata da un'immagine di partenza non impeccabile, è buona la qualità del rip: meglio il video dell'audio, doppio come i sottotitoli. Peccato non ci sia la possibilità della traduzione sovrimpressa solo per le canzoni che non sono, ovviamente e fortunatamente, doppiate in italiano. 

giovedì 7 maggio 2015

Tommy

TOMMY
regia di Ken Russell
con Roger Daltrey, Ann Margret, Oliver Reed, Robert Powell
106 min. GB 1975
Come promesso torniamo a parlare di Who. Nel 1969 pubblicano il doppio LP Tommy, prima delle loro due opere rock (l'altra è Quadrophenia, vedi un paio di post addietro). Indubbiamente la perizia del  Townshend compositore è altissima e ci regala alcuni brani rimasti nella storia. 
Alcuni anni dopo ne viene tratto un musical. Alla regia, Ken Russell attinge da un ricco bagaglio iconografico di diversi linguaggi cinematografici, ma non solo, per realizzare una trasposizione che non lesina immagini dal forte impatto visionario.
Il ruolo di protagonista rimane a Roger Daltrey, cantante del gruppo inglese e interprete della maggior parte dei brani originali. Musicalmente parlando, il disco rimane di livello più alto, ma il film è arricchito da un cast in cui figurano, in parti minori: Elton John, Eric Clapton, Tina Turner, Jack Nicholson e ovviamente gli altri tre Who.

In seguito a uno shock, il piccolo Tommy rimane cieco, sordo e muto. In apparenza la sua condizione appare irrimediabile, fino a che non scopre un inusuale talento nel giocare a flipper.

Vista la particolarità della proposta, ho puntato soprattutto sulla qualità, badando poco a contenere il peso del file. Audio ovviamente inglese, sottotitoli purtroppo solo italiani.

mercoledì 24 dicembre 2014

Jesus Christ Superstar

JESUS CHRIST SUPERSTAR
regia di Norman Jewison
con Ted Neeley, Carl Anderson, Yvonne Elliman, Barry Dennen, Bob Bingham
102 min. USA 1973
Questo a mio parere è il musical per eccellenza. Al cinema, in tv e su vhs credo di averlo visto ancora più di Rocky Horror, il che la dice veramente lunga. Per non parlare dell'opera rock.
Alla base di tutto, il libretto scritto da Tim Rice che con testi superbi ci offre nuovi spunti interpretativi delle figure di Gesù e di Giuda, pur mantenendo una sostanziale fedeltà ai fatti riportati dai Vangeli.  Le musiche di Andrew Lloyd Webber sono eccellenti e riflettono la vivacità della scena musicale a cavallo tra i Sessanta e i Settanta. Oggi l'impronta hippie dei costumi e delle scenografie ci appare un po' datata, ma si sposa bene con il paesaggio desertico in cui si sono svolte le riprese.
Completamente cantato in inglese, il film può essere accompagnato dai sottotitoli, sia inglesi che italiani.

E' indubbio che, indipendentemente dall'aspetto prettamente dottrinale, il Vangelo sia una narrazione con risvolti epici di grande suggestione. Anche in chiave laica, Gesù Cristo è sicuramente un personaggio, una figura del nostro immaginario collettivo.  Piaccia o no, la sua storia fa parte del terreno in cui ha posto le radici la cultura occidentale. Poi non tralasciamo
l'apporto dei testi apocrifi: perdonatemi lo slancio di saccenza, ma, per esempio, il numero, la provenienza e i nomi dei Magi non vengono specificati nei Vangeli canonici, bensì nel Vangelo dell'infanzia Armeno. Pochi l'hanno letto (non io), ma anche i bambini conoscono Melchiorre, Baldassarre e Gaspare. 
Insomma, la letteratura è molto vasta. Le diverse rivisitazioni moderne della vita di Gesù, specie nel cinema, la ampliano ulteriormente. Alla sua uscita, inevitabilmente la pellicola fu oggetto delle critiche di una parte della società cattolica, ma pare fosse stata apprezzata da Paolo VI, come riportato da Ted Neeley/Gesù.

La trama, la conosciamo. Tutto è ormai pronto per il sacrificio di un certo Gesù di Nazareth, che sembra essere qualcosa di più dell'ennesimo profeta proveniente dalla Galilea. Poco importa se Figlio di Dio o sovvertitore dell'ordine costituito. Manca solo un tradimento, tanto necessario quanto travagliato. Piccolo spoiler: a fine del film, qualcuno non salirà sul bus della troupe cinematografica.

Non potevo non allegare il disco, sia qui che in sezione musica. Da notare che non si tratta della colonna sonora, bensì della registrazione dell'opera rock, datata 1970. Gli interpreti comuni sono solo alcuni e Gesù è interpretato da Ian Gillan, all'epoca superba voce dei Deep Purple.


Anche se è la vigilia, questo è il post di Natale, così per domani ce l'avete bello che pronto.
 

CARI AMICI, AUGURI A TUTTI. Il vecchio zio Pietro

sabato 12 luglio 2014

Il fantasma del palcoscenico

IL FANTASMA DEL PALCOSCENICO (Phantom of the Paradise)
regia di Brian De Palma
con Paul Williams, William Finley, Jessica Harper
88 min. USA 1974
Un altro post a poche ore dal primo. Un altro film degli anni Settanta.
Ben foraggiato dai produttori, il film venne scritto, sceneggiato (oltre che diretto) da De Palma e lo consacrò come autore di successo. Il regista trasse ispirazione da numerose opere letterarie e teatrali, costruendo una storia in cui sono molto forti le contrapposizioni: tra l'etica dei personaggi, tra l'arte e il mercato, tra l'amore e la morte.
Forse risulta eccessivamente semplificata la connotazione morale dei personaggi (i buoni, i cattivi, gli stupidi) e questo lo rende un po' schematico e prevedibile nel suo svolgimento, ma non manca di diversi spunti ironici: Paul Williams, autore della colonna sonora, interpreta un personaggio di una perfidia assoluta, cinico e approfittatore, al limite del grottesco.

Autore di un'opera basata su Faust, il timido compositore Winslow Leach si vede sottrarre la sua musica dal produttore Swan. Instaurerà con lui un rapporto ambiguo, complicato dalla presenza di una giovane cantante. Finale pirotecnico, catastrofico con tendenza alla catarsi.

Tra le etichette, ho marcato il rip anche come musical, forse troppo liberamente. Non sgridatemi.

giovedì 3 luglio 2014

Sweeney Todd

SWEENEY TODD - IL DIABOLICO BARBIERE DI FLEET STREET (Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street)
regia di Tim Burton
con Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Alan Rickman
111 min. USA/GB 2007 
Adattamento cinematografico dell'omonimo musical di Stephen Sondheim e Hugh Weeler, a sua volta adattamento del dramma teatrale di George Dibdin Pitt, a sua volta ispirato a un assassino seriale verosimilmente esistito nel XVIII secolo, questa pellicola di Burton mette in evidenza quella che ritengo la maggiore peculiarità del regista statunitense: si può amarlo od odiarlo, ma non si può negarne la capacità di spaziare nei generi, rimanendo fedele a una impronta stilistica ed estetica inconfondibile.
Personalmente non sono un fan sfegatato di Burton, ma ammiro come riesca a gestire orrore, ironia, sentimenti e grottesco, spesso contemporaneamente. E anche in questa pellicola la presenza di Johnny Depp è un sicuro valore aggiunto.

Il film, storia di una vendetta perpetrata a colpi di canzoni e di rasoio, si snoda sulla scenografia di una Londra di stampo Dickensiano, illuminata di luce livida. Le parti parlate sono veramente limitate e le numerose canzoni non sono tradotte in italiano.

La pellicola è vietata ai minori di 14 anni, per qualche gola tagliata di troppo.