venerdì 24 febbraio 2017

Synecdoche, New York

SYNECDOCHE, NEW YORK
regia di Charlie Kaufman
con Philip Seymour Hoffman, Catherine Keener, Michelle Williams
119 min. USA 2008
Esordio alla regia di un acclamato sceneggiatore, produttore e quant'altro, che in queste pagine abbiamo già incontrato nella veste di co-regista di Anomalisa, suo secondo film (se vi è sfuggito fate ammenda e andate indietro di qualche post!). In Italia arrivò con diversi anni di ritardo, presumibilmente a causa della morte di Hoffman, attore tanto prolifico quanto versatile.
Nella narrazione, sorretta da dialoghi mai banali, gli elementi tragici predominanti vengono spezzati da piccoli accenni grotteschi e onirici. Oltre che al protagonista, tutto sembra ruotare intorno a un variegato universo femminile.

L'annichilito, ipocondriaco regista teatrale Caden Cotard trascorre la vita in una tempesta di conflittualità, quando decide di intraprendere l'allestimento di un originale spettacolo, che si preannuncia spunto di profonde rielaborazioni personali.

Video OK, doppio audio OK, peso OK.

  dati tecnici
   Nome: Charlie.Kaufman.Synecdoche.New.York.2008[tiopito].mkv
   Dimensione: 1,093,705,029 bytes (1043.038 MB)
   Durata: 01:58:51 (7131 s)
   Risoluzione: 720 x 304
   Codec ID: V_MPEG4/ISO/AVC
   DRF medio: 19.483808
   Deviazione standard: 2.892372
   Framerate: 25 fps
   Bitrate: 574.100690 kbps
   Audio: AC3 320kbps ITA/ENG
   Subs: ITA

cartella MeGa (file CKSNY.zip - 4x250Mb + 1x43Mb)
  https://mega.nz/#F!oYkGQSjA!aYT0UMlQlCmpu91m1iIhrQ

screenshot (click per vederli 1:1)

6 commenti:

  1. Devo ammetterlo, l'impulso di pubblicare quanto prima questo rip è stato dettato dalle suggestioni di Paolo e Salostia in calce al post di Anomalisa. Diverse volte hanno animato queste pagine con le loro riflessioni e quindi penso che se lo meritino. Ringraziate loro.

    Devo anche ammettere che, in via eccezionale, il film non l'ho ancora visto, non tutto almeno. E' una pellicola potente e impegnativa che necessita di una attenzione che in questi giorni mi sfugge.
    Da qui una recensione minimale. E da qui l'invito ai due interessati di integrarla nei commenti qui sotto.

    Non me ne voglia quel paio di voi che vanta un credito nei miei confronti, saprò assolvere i miei impegni.

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  2. La prima volta che ho guardato Synecdoche, New York ho pensato immediatamente ad un'altra pellicola, Boyhood di Richard Linklater: sulla carta progetto cinematografico interessante (un film realizzato nell'arco di dodici anni, seguendo la vita e la reale evoluzione fisica di un ragazzino dai sei ai diciannove anni di età) e coraggioso (che cosa sarebbe successo se il protagonista si fosse ammalato o avesse avuto un incidente mortale in quel lasso di tempo?), alla resa dei conti una storia un po’ banale così come è per lo più banale la vita della maggior parte degli uomini.
    Sia chiaro che sto esprimendo un parere molto personale: c’è chi lo ha giudicato un film imperdibile ed io rispetto quella opinione. Ma per me un’opera d’arte è qualcosa di diverso, è il saper raccontare una vita attraverso un momento. Una foto di un marinaio che bacia una ragazza trasmette immediatamente la suggestione che la guerra è finita. Una sineddoche, una parte per il tutto.
    Il regista interpretato da Philip Seymour Hoffman ha l’ossessione di creare un’opera teatrale che ripercorra la sua vita talmente aderente alla realtà che alla fine diventa la sua stessa vita, con attori che interpretano persone vere che a loro volta avranno bisogno di altri attori per rappresentarli, all’interno di un set che riproduce la città in scala 1:1, in una spirale infinita che conduce all’inconcludenza.
    Ovviamente vi è molto altro e tante chiavi di lettura. È un film perfetto? Ovviamente no, ma il film stesso in fondo ci dice che non potrebbe esserlo.

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  3. "Un film strano", almeno questa fu la mia impressione la prima volta che,trascinato da un gruppo di amici (fanatici del cinema), lo vidi. Per essere educato non commentai la visione e, sempre per lo stesso motivo, lo rividi altre due volte qualche anno dopo. Al terzo passaggio, forse perché ero finalmente nello spirito giusto, sono rimasto FOLGORATO! È un film che, per sua natura, non diventerà mai un blockbuster ma che ha tutte le carte per essere pilastro del cinema!
    Grazie!:D

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  4. Ammetto, l'ho visto a rate, nella certezza che una visione non basterà.

    Ammetto anche che mi ha un po' spiazzato.
    Da un lato l'idea generale, lo sconvolgimento dell'unità di tempo, i dialoghi intensi.
    Dall'altro una eccessiva frammentazione (anche negli stili narrativi), un diffuso senso di incompiutezza di molti temi che appaiono così irrisolti. Un effetto voluto? Probabile specchio della personalita di Hoffman/Cotard?

    Ribadisco, una visione non basterà. Comunque un'ottima proposta.

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    Risposte
    1. Un simile senso di spiazzamento l'ho provato con "Enemy" di Denis Villeneuve (di cui per qualche oscuro motivo non esiste una versione italiana - il che non è necessariamente un male).
      Ho dovuto rivederlo un paio di volte per cogliere tutti i particolari e capire appieno il senso della scena finale.
      In entrambi i casi non è stato un gran sacrificio, perché i film sono secondo me comunque godibili a prescindere dalla loro insita complessità.
      Però quando li hai capiti (o almeno credi, o perlomeno ne hai capito un po' di più) ti rendi conto di quanto possa essere stratificato il pensiero.

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  5. a chi ha appena visto "Synecdoche New York", consiglio la visione di "Basta che funzioni". Capirete poi il perché

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